mercoledì 19 marzo 2014

Intervista: Stefano Simeone



Ciao Stefano, presentati in tre righe!

Lavoro nel fumetto e nell'illustrazione da circa due anni. Dopo le storie per la rivista IComics, storyboard e blablabla, c'è stato Fuckland con gli altri membri dello studio dove lavoro (MKS), Semplice (graphic novel per Tunué), i colori per la Sergio Bonelli Editore e per gli americani. Quest'anno, oltre a Long Wei, sto lavorando ad un nuovo libro targato Bao Publishing. Queste ultime parole sono per arrivare a tre righe :)

Il tuo libro di esordio, Semplice, è un racconto intimista dalle atmosfere diverse rispetto a quelle di Long Wei. Com’è stato il passaggio dal romanzo grafico al fumetto di azione? Qual è stato il tuo approccio verso il mondo di Long Wei?

Ho sostituito i fiori con le mazzate. Fatto questo, il resto è stato in discesa.

Com’è il tuo rapporto con le arti marziali e com’è stato trasportare e raccontare all’interno di un fumetto i combattimenti di Kung-Fu?

La cosa difficile, ma affascinante al tempo stesso, è trovare il momento preciso da rappresentare. Quando disegno un combattimento, nella mia testa è come se stessi disegnando delle coreografie di danza. Mi aiuta a mantenere un'organicità, un'eleganza, ecco!

Insieme a Michele Monteleone, tu sei il responsabile della trasferta romana di Long Wei. Com’è stato per te disegnare una storia ambientata nella città in cui vivi? Quanto il tuo vissuto personale è emerso all’interno delle tavole da te realizzate?

Io e Michele Monteleone siamo soliti uscire, di notte, ed andare in posti pieni di brutti ceffi. Li provochiamo con battute puerili, poi ci facciamo menare. Una documentazione "live", la chiamiamo.
A parte gli scherzi, disegnare una città quando la conosci è più facile, ne conosci l'atmosfera, le sfumature, non sei vincolato alla rappresentazione classica, ecco. E no, non ce lo mettiamo il Colosseo. (Vero Michele? Dai, ché in prospettiva è un bordello).

sabato 22 febbraio 2014

Intervista: Daniele Di Nicuolo



Ciao Daniele, presentati in tre righe!

- ciao Francesco, ciao a tutti! Ho frequentato la Scuola del Fumetto di Milano, ed è lì che ho conosciuto Diego "sensei" Cajelli e sono iniziate le prime collaborazioni. Una volta finita la scuola, ho seguito Diego nell'allora nascente Electro Banana Studio. Non potevano che accettarmi, sanno benissimo quanto sono bravo a fare il caffè. E no, non ho mai cantato nei Lunapop.

Essendo un semi-esordiente, quanto ti ha fatto crescere questa esperienza con Long Wei?

- Tantissimo. Puoi fare tutte le prove e i proposal che vuoi, ma la prima, sacra e sacrosanta tensione che senti una volta iniziato il primo, vero lavoro, è benzina pura. Cominci a capire che fare fumetti non è solo disegnare bene, ma soprattutto risolvere problemi, e farlo anche in fretta, perché la lancetta del Dio delle Scadenze corre inesorabile.

   Immagino che sia una bella soddisfazione disegnare per una serie ambientata nella propria città. Quanto ha influito il tuo rapporto con la città nella trasposizione a disegni dei luoghi in cui hai sempre vissuto?

- È strano, ma allo stesso tempo intrigante l'idea di poter usare un luogo in cui vivi, che hai perennemente sotto gli occhi e in cui passi le tue giornate, come teatro per cose fuori di testa (perché credetemi, leggere quella sceneggiatura ti fa venire voglia di spaccare cose a caso).


      Sappiamo che sei il creatore del logo di Long Wei per la campagna virale. Qual è stata la genesi dell’adesivo che ormai spopola per le strade di Milano e Roma?

- In realtà c'è sempre il buon Diego dietro al logo di Long Wei. Aveva l'idea, qualche immagine, degli ideogrammi. L'ho aiutato a dargli una forma che ci soddisfasse, che fosse d'impatto, e comunicasse subito che c'era qualcuno di nuovo in città, Long Wei, e volevamo che fosse chiaro fin da subito che era rivolto anche alla comunità cinese.
Ci siamo avvalsi di consulenze di madrelingua e studiosi di cinese, per essere sicuri che gli ideogrammi fossero corretti. Difatti, avevamo due versioni del nome in cinese, ma una era la forma arcaica, una sorta di latino,  e non sarebbe andata bene perché poco diffusa al giorno d'oggi.

giovedì 23 gennaio 2014

Intervista a Jean Claudio Vinci


Ed eccoci a una nuova intervista. Protagonista il disegnatore del numero 7 Jean Claudio Vinci. Dall'altra parte del microfono, l'inossidabile Francesco Savino!

Presentati in tre righe!

Mi chiamo Jean Claudio e, a scanso di equivoci, non ho origini francesi, ma sarde al 100%. Comincio a prendere confidenza con il fumetto nel 2000 entrando a far parte dell'Associazione Culturale Chine Vaganti di San Gavino Monreale (CA). Dal 2007 lavoro come illustratore nell'editoria per ragazzi e attualmente collaboro con gli editori Einaudi Ragazzi, Mondadori, Fiordaliso, l'Agenzia Red Whale e, ovviamente, Editoriale Aurea.

Tu sei un disegnatore conosciuto per aver illustrato diversi libri per ragazzi. Com’è stato il passaggio da uno stile così diverso da quello di Long Wei, fumetto dal registro linguistico e target decisamente diversi?

Sono di certo 2 stili differenti, ma credo di sentirli entrambi nelle mie corde. . Nei libri per ragazzi utilizzo uno stile molto cartoon, i toni di grigio o il colore... in LW cerco invece di rendere il tratto un po' più adulto e sporco con pennellate veloci. Per il fumetto, mi ha aiutato l'esperienza con una mia recente autoproduzione a fumetti, Radio Punx (scritta dal socio Pau). Illustrazioni o fumetti... mi trovo bene con entrambi, ma di certo la tavola a fumetti, seppur ingabbiata in vignette, è il mezzo con cui disegno in maniera più libera!

Qual è il tuo rapporto con le arti marziali e com’è stato trasportare e raccontare all’interno di un fumetto i combattimenti di Kung-Fu?

Non ho mai praticato arti marziali. Tuttavia mi piace il cinema di azione, vecchi cartoni animati come Ken il Guerriero o i Cavalieri dello Zodiaco, i manga di combattimento e i bei videogiochi picchiaduro di una volta. Non ho fatto altro che mettere insieme tutto questo nelle tavole. O almeno, ci ho provato... Il risultato non sarà ai livelli di Tetsuo Hara, ma di certo mi diverto!

Com’è stato immergerti nelle atmosfere della serie di Long Wei e di tutti i suoi personaggi, e quali difficoltà hai incontrato, se ne hai incontrate, nell’approcciarti a un fumetto di questo genere?

Il soggetto mi ha subito conquistato, i personaggi sono interessanti e, da disegnatore, ho tanta voglia di farli recitare!  Inoltre l'entusiasmo dello staff creativo è contagioso! Le difficoltà che ho incontrato sono magari legate alle ambientazioni milanesi che conosco poco (ma Google Maps aiuta!) e al tecnicismo delle scene di azione che richiede impegno: c'è da dire che Diego supporta tutto lo staff con tantissima e utilissima documentazione fotografica. Ammetto che prima di cominciare il mio percorso con LW ho letto testi sulla storia del Kung-fu o visionato alcuni film di arti marziali per entrare meglio nel clima.

lunedì 23 dicembre 2013

Contenuti speciali Numero 6

Se vi siete persi il numero 6 di Long Wei, vi consigliamo vivamente di recuperare, considerando anche che è un'ottimo punto di inizio se siete dei nuovi lettori. Nel frattempo, eccovi un piccolo dietro le quinte del numero in cui vi mostriamo come, alle volte, nascono le coreografie che vedete nei numeri di Long Wei.



 

martedì 3 dicembre 2013

Interviste: Luca Genovese


Fra due giorni esce il suo secondo albo di Long Wei, è il padre (il secondo insieme a Cajelli) di Long Wei, come al solito intervista l'inestinguibile Francesco Savino...

Se Diego Cajelli è il creatore del personaggio, a livello grafico Long Wei è frutto delle tue matite. Cosa ci puoi dire sul tuo lavoro di creatore grafico di questa serie?

Come creatore grafico mi sono occupato di definire solo i due personaggi principali, Long Wei e Vincenzo Palma, e più che altro dare un'indicazione di massima sulla resa dei due. E in questo ho voluto lavorare come ho lavorato su John Doe: non ero creatore grafico della serie e mi sono basato sui riferimenti degli autori, per poi trovare il segno e la caratterizzazione del personaggio che più mi apparteneva. La stessa libertà mi è venuto naturale di lasciarla anche agli altri autori presenti su Long Wei, lasciando quindi che trovassero i personaggi più vicini al loro stile partendo dai miei studi e gli stessi riferimenti che ho usato io.
Per tutti gli altri personaggi della serie invece ci siamo tutti basati su indicazioni di Diego e sui modelli che ha scelto lui, mentre alcuni sono nati dalle ispirazioni degli altri autori, direttamente su carta, che poi sono stati condivisi e presi a modello dagli altri.

Qual è il tuo rapporto con le arti marziali e com’è stato trasportare e raccontare all’interno di un fumetto i combattimenti di Kung-Fu?

Ho praticato un po' di Wing-tzun e un po' di Kung fu, ma non in modo marziale, più come divertimento o passatempo. Amo molto le arti marziali e una certa filosofia che le guida, quindi mi sono sempre sentito attratto da quell'ambiente. Ma sono un pessimo allievo, a detta dei miei maestri. Per un po' più di realismo nei combattimenti ho chiesto consiglio a mio cugino, insegnante e praticante marzialista, con cui ho mimato i combattimenti e seguito i suoi consigli su soluzioni più efficaci e spettacolari. Poi mi sento molto a mio agio a disegnare azione e combattimenti essendo libero di usare il mio stile e le mie soluzioni, quindi il portare tutto sulla carta mi è risultato divertente, anche se alle volte non facile.

Dai robottoni di Beta ai combattimenti di arti marziali a Milano. Com’è stato il passaggio da due generi narrativi e visivi così diversi?

Sono molto diversi, e come background e immaginario il mondo di Beta mi è più vicino e mi appartiene di più, però non saprei, il più è sempre ingranare. Long Wei è un fumetto di azione mischiato a gag e situazioni che raccontano il quotidiano, e per certi versi pure in Beta si alternavano questi elementi narrativi. Certo i robot non danno calci volanti, e i combattenti su LW non sparano raggi dagli occhi, ma comunque ho trovato lo stesso divertimento nel lavorare questi due progetti così diversi.



lunedì 2 dicembre 2013

Intervista: Stefano Ascari

Stefano Ascari è il Braccio destro di Diego Cajelli ed anche lui ha sopportato l'inflessibile Francesco Savino e le sue interviste...

Ciao Stefano, presentati in tre righe!

Modena, classe 1975. Ho iniziato a pasticciare con i fumetti a 16 anni e non ho più smesso. Di giorno mi occupo di grafica e di notte scrivo. Sono sposato e ho una figlia, buonissima, Olivia che, in effetti. è la cosa migliore che abbia combinato in tutti questi anni.
Sappiamo che hai da poco terminato di scrivere diversi numeri per Mytico, la collana sulla mitologia greca uscita per il Corriere della Sera. Qual è stata, se c’è stata, la differenza di approccio tra questi due lavori apparentemente così diversi?
Su Mytico! abbiamo lavorato in un contesto redazionale molto operativo, fatto di scadenze e di coordinamento tra le varie storyline. Quindi sicuramente un lavoro più tecnico, anche se l'opportunità di lavorare con artisti generosissimi e su personaggi archetipici ha creato una specie di magia difficile da spiegare. Su Long Wei ho la fortuna di lavorare gomito a gomito con Diego che è un maestro paziente e severo, e il risultato è un lavoro che, sul piano emotivo, sento molto di più "nella pancia".

Come hai affrontato il mondo di Long Wei, tutti i personaggi e le loro diverse sfaccettature, e un ambiente urbano ben delineato?

Ho vissuto a Milano per sette anni quando studiavo e mi è sempre sembrata la scenografia perfetta per storie di genere. A volte mentre tornavo dall'Università mi immaginavo un livello di Duke Nuke'm tutto ambientato in Corso di Porta Romana... vabbè. L'ambientazione quindi mi era congeniale. I personaggi sono stati più difficili da interiorizzare, ma anche qui il supporto di Diego è stato fondamentale per arrivare a conoscerli e a muoverli a dovere.

Qual è il tuo rapporto con le arti marziali? E quanto questa tua conoscenza ha influito nel tuo modo di scrivere e raccontare in Long Wei?

Sono forse il più digiuno del team. Conosco alcuni dei riferimenti cinematografici del genere ma non sono un patito in senso stretto... Mi sono documentato per l'occasione e mi sono riscoperto un grande fan dei wuxia. Mi sono concentrato di più sul contorno, sull'uomo che sta dietro alle mazzate per intenderci, e spero di aver dato un buon contributo alla serie da questo punto di vista.



venerdì 29 novembre 2013

Interviste: Francesco Mortarino

Intervista a Francesco Mortarino, disegnatore del numero 4, al solito l'incorruttibile Francesco Savino è l'intervistatore...

Ciao Francesco, presentati in tre righe!

Ciao, mi chiamo Francesco Mortarino, ho 34 anni e mi piacerebbe disegnare fumetti. Mi cimento nell'impresa dal 2001 e parzialmente ci sono riuscito nel 2009 con Dead Nation; il colpaccio spero di farlo con Long Wei.

Qual è il tuo rapporto con le arti marziali e com’è stato trasportare e raccontare all’interno di un fumetto i combattimenti di Kung-Fu?

Dunque, non sono un esperto né un attivo praticante!Al contrario però sono uno spettatore affascinato sin da quando 12enne vidi il mitico Bruce Lee ne L'urlo di Chen terrorizza l'occidente e ne rimasi affascinato: lo stile, la velocità nell'esecuzione delle mosse, le coreografie dei movimenti... wow! Così, quando sono stato chiamato per realizzare Long Wei, ho pensato che potessi realizzare la mia versione di Ken il Guerriero (sì, lo so, non c'entra nulla… ma io sognavo di fare quello!).

Far parte della banda di Long Wei va al di là del semplice disegnare tavole, visto il coinvolgimento di tutti gli autori nelle varie iniziative di pubblicità virale. Qual è stato il tuo coinvolgimento in questi eventi? Puoi raccontarci qualche episodio particolarmente divertente?

L'aspetto più divertente è proprio quello promozionale, Diego è un abile uomo marketing e la cosa affascinante è mettere a punto le sue strategie per pubblicizzare al meglio la serie! Per esempio l'organizzazione della caccia al tesoro per il numero zero ci ha visti impegnati come novelli 007 a spargere indizi e albi per tutta via Paolo Sarpi.
Ma nulla in confronto alla preparazione dello stencil per marchiare le suddette copie, abbiamo passato un pomeriggio a mutilare e imbrattare cartoncini, poi ci siamo arresi e abbiamo risolto con degli adesivi. Stiamo ridendo ancora adesso!

Com’è stato immergerti nelle atmosfere della serie di Long Wei e di tutti i suoi personaggi, e quali difficoltà hai incontrato, se ne hai incontrate, nell’approcciarti a un fumetto di questo genere?

Non è stato semplice trovare il mood corretto per calarsi nella parte del disegnatore seriale! Soprattutto le difficoltà maggiori le ho incontrate nel riuscire a rendere riconoscibili i personaggi rispettando le indicazioni sul character design, non è una passeggiata!
Una volta superata l'impasse vi assicuro che a livello di disegno è una delle esperienze più esaltanti a cui abbia collaborato, disegnare tavole e tavole di gente che si picchia non ha prezzo!